Semi di Albero del Rafano (Moringa oleifera)

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Scheda botanica a cura di Matteo Pietra

Utilizzato da secoli nel suo Paese d’origine, l’India Orientale sulla fascia pedemontana dello Uttar Pradesh, l’ Albero del rafano, è coltivato in gran parte della fascia tropicale del Pianeta.

Usato spesso in erboristeria e in dietologia come ricostituente poiché in tutte le parti della pianta commestibili contengono tutta la gamma degli aminoacidi richiesti per un equilibrato fabbisogno proteico.

Questa piccola essenza arborea potrebbe essere un trampolino di lancio in molti paesi sottosviluppati (i quali si trovano nella maggior parte nella fascia tropicale/subtropicale) per combattere i fenomeni di malnutrizione, fame e povertà, anche perché è un’autoctona in quei luoghi.

Le parti commestibili dell’Albero del Rafano sono: le foglie, i frutti, fiori, semi e radici.

Le foglie possono essere mangiate e sono molto ricche in sostanza proteiche (25% in peso proteico in più rispetto a uova, latte di mucca), vitamine (vitamina A il quadruplo delle carote, vitamina C l’ottuplo rispetto alle arance) e sali minerali ( K ottuplo rispetto alle banane) . Hanno un gusto leggermente piccante e gradevole anche allo stato crudo. Spesso sono preparate in insalate (anche miste); si possono cuocere anche come gli spinaci. Le foglie possono essere utilizzate come foraggio per gli animali da allevamento.

I frutti hanno il sapore degli asparagi, facendo bollire i baccelli immaturi (ad es nel piatto birmano molto prelibato a base di pesce, il Dunt-dalun chin-yei).

I fiori vengono preparati crudi in insalata. Inoltre, l’Albero di Rafano è pianta mellifera.

I semi vengono mangiati bolliti o tostati e hanno il sapore dei ceci. Dall'estrazione di olio da i semi contiene il 30 al 50% di olio in più rispetto agli olivi.

Le radici vengono triturate e utilizzate come condimenti e hanno sapore di ravanello, piccante. Attenzione, però, è consigliato l’uso in piccole quantità, poiché l’uso eccessivo interferisce con le trasmissioni nervose, a causa della spirochina, un alcaloide.

Albero deciduo che cresce da 10 – 12 m di altezza con un tronco di 45 cm di diametro. Dotato di tronco, dalla corteccia grigia-biancastra e sugherosa, eretto o ramificato dalla base, molle e a consistenza spugnosa.I rami, sottili e intrecciati, sono penduli. Ha una corona aperta.
Le foglie sono composte, dove ogni fogliolina è imparipennata, ovali, opposte: verde chiaro sulla pagina superiore, verde pallido sulla pagina inferiore.

Fiorisce tra Aprile e Giugno, con piccoli e numerosi fiori, di colore bianco crema. La fioritura inizia entro i primi sei mesi dopo la piantagione, insieme ai frutti.

I frutti sono grandi baccelli triangolari, affusolati e appuntiti (20-45 cm di lunghezza), verdi e morbidi se immaturi e a maturità assumono una colorazione ocra e poi marrone e una consistenza legnosa.

Come riprodurre il l'Albero del Rafano (Moringa oleifera) dal seme.

Reidratare i semi in acqua tiepida per circa 24 ore prima di seminarli. Se ci si avvale di Acido Gibberellico, disciogliere tale stimola-germinazione in acqua, e reidratare con tale composto i semi.

In Italia si può seminare e/o coltivare all’aperto sono in Sicilia ed in Sardegna. Amano terriccio povero, sabbioso o esausto ma non annaffiare molto l’Albero del Rafano. Evitate assolutamente i marciumi radicali. Nel terreno di crescita si aggiunge della sabbia, fibre di cocco, muschio di torba, perlite. In questo modo le radici della Moringa andranno in profondità e saranno ben drenate. Si pianti l'albero in un luogo dove le radici scavino in profondità. In vaso, invece dovrà essere il più profondo.

Se si vuole come siepe, seminare a inizio primavera a 30 cm di distanza l’uno dall’altro a 1,5 e 2 cm di profondità, coprendo e compattando bene.

Se si vuole come filare, seminare a 90 cm di distanza in file che siano separate da almeno 180 cm così da pulire dalle erbacce.

Non amano il gelo ed è sensibile al fuoco. Seminare in luogo soleggiato ma non direttamente alla luce del sole.

Fino a quando non spunteranno i primi germogli innaffiare il terreno affinché resti un po’ umido.

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